My Love Story!!
13 volumi, serie conclusa
Altri nomi:
My Story!!; Oremonogatari!!; オレモノガタリ!!; 俺物語!!
Anno di pubblicazione / Editore
- 2018 – 2020 (🇮🇹) – Star Comics
- 2011 – 2016 (🇯🇵) – Shueisha
Recensione in breve:
Shojo pluripremiato riadattato sia sotto forma di anime che live action.
Questo manga, realizzato da un duo di mangaka, racconta dei tormenti amorosi di Takeo Goda, un ragazzone perennemente oscurato dal suo bel miglior amico… che finalmente un giorno trova l’amore!
Peccato per Takeo che a scrivere questa recensione sia una “anti-shojo”…
Premessa: solitamente non avrei realizzato un articolo per un’opera simile, mi sarei limitata a scrivere qualcosa su Facebook. Ergo, rispetto al solito sarà una recensione meno curata (non ho fatto ricerche in merito) e meno lunga.
Non sono la persona adatta per fare una “vera” recensione di un manga simile: non sono un’appassionata di shojo e, dopo Inuyasha, ho un odio viscerale per tutti i manga lunghi (e per lunghi intendo 10+ volumi).
Il fatto è che avevo già un articolo in programma per il blog, ma non volevo che quello fosse il primo articolo col tag “manga” del blog (visto che è una specie di analisi critica di una edizione italiana).
Oggi ho avuto il tempo di rileggermi questa serie (vedi dopo), per cui ho colto la palla al balzo per fare una “mini-review” e rendere questo il primo articolo manga del nuovo blog~
Sulla cresta dell’onda
Ho letto i volumi italiani di “My love story” via via che uscivano, questo più o meno fino al volume 10.
Poi, tra trasloco, Covid e affini ho iniziato a mettere da parte i volumi aspettando la conclusione e dopo ho dovuto aspettare di avere un momento libero, come oggi, per fare una “maratona” e rileggerli tutti e concluderlo in un sol colpo.
“My Love Story” si è concluso, in Italia, circa un mese fa.
Gli ultimi due volumi hanno avuto un po’ di problemi a uscire, probabilmente a causa della pandemia, perché prima le uscite erano state abbastanza regolari.
La serie si è conclusa in patria, con 13 volumi, nel 2016 per cui quando la Star Comics l’ha portata da noi (nel 2018) hanno potuto tenere il ritmo che volevano.
Ammetto di aver comprato il numero uno solo perché tutti parlavano dell’anime (suppongo che sia stato quello il motivo per cui l’opera è diventata edita in Italia) e la premessa sembrava simpatica.
Non sono una fan dello shojo, stranamente con me non ha mai attaccato, ma la gente cerca comunque di convertirmi e se un’opera sembra interessante gli do una possibilità.
Fin dal principio ero scettica sulla durata: 13 volumi per un’idea simile mi sembravano un po’ troppi… ma era conclusa in un numero “tollerabile” di volumi per cui ho voluto dargli una chance.
Fosse stata ancora in corso in Giappone non l’avrei manco toccata 😜.
La storia [relativamente spoiler free]
Di solito spoilero tutto (ma avviso prima).
Considerando che realizzo recensioni solo di cose che non mi hanno fatto impazzire, l’idea di base è “l’ho subito io per voi” anche se ovviamente tale pensiero è accompagnato da “ma se vi ispira saltate la parte spoiler e leggetevela da voi”.
Non voglio di certo sostituirmi alle case editrici o farle fallire.
Se qualcuno se lo stesse chiedendo: ho usato screen dell’anime per decorare questa sezione perché sono più colorate e si sviluppano orizzontalmente 😉 (per cui ho meno problemi di impaginazione).
L’idea di base è abbastanza originale: si tratta di un atipico shojo con per protagonista un ragazzo, tale ragazzo però non è convenzionalmente bello o il solito tipo efebico.
Takeo è grande e grosso, popolare tra i ragazzi della sua classe (perché è un asso negli sport), ma fa paura a tutti gli altri.
Di contro, il suo miglior amico, Sunagawa, è il classico belloccio da shojo a cui tutte le ragazze si dichiarano.
Sono davvero una strana coppia, ma sono vicini di casa fin da piccoli e in un certo senso si compensano a vicenda.
Un giorno Takeo difende Yamato da un molestatore e la ragazza inizia a passare del tempo con loro.
Takeo si convince che, come tutte, abbia una cotta per Sunagawa quando invece la “fragile creatura” vorrebbe infilarsi nei pantaloni di Takeo.
Ok, forse detta così è un po’ eccessiva… ma in effetti da un certo punto in poi la trama sembra andare a parare in quella direzione, anche se non si arriva oltre al tenersi per mano e qualche raro bacio.
Forse è questo uno dei primi problemi che ho con quest’opera: la premessa iniziale è carina, ma per il resto è il classico trito e ritrito shojo….
Non c’è molto da spoilerare perché non c’è una gran storia.
Takeo e Yamato si mettono insieme e lungo la strada hanno qualche problemino (di infimo impatto, ma solitamente smielato e tirato all’estremo).
Un giorno, di colpo, il padre di Yamato deve trasferire tutta la famiglia in Spagna; la ragazza dà un attimo di matto, ma tempo un anno e torna in Giappone con tanto di anello al dito….
Sì, ci sono rivali e accoppiamenti vari tra i comprimari, ma se anche aggiungessi queste parti sarebbero letteralmente due righe in più.
Il pensiero della Suppy
L’ho criticato per essere un normalissimo shojo, con giusto una gimmick “innovativa”, ma devo ammettere che per metà della sua durata mi ha mantenuta interessata.
Si tratta della solita opera leggera che segue i soliti step:
- incomprensione
- si mettono insieme
- spunta una rivale
- spuntano possibili/di fatto coppie per i comprimari
- spunta un rivale
- momento di rottura
- lui corre da lei e si fidanzano ufficialmente
- happy ending
La lettura però resta interessante per gran parte del tempo perché le tempistiche sono gestite bene.
I nuovi fattori vengono introdotti nei momenti giusti in modo da smuovere un po’ le cose prima che la noia ti assalga.
Anche se il filler è di casa, è comunque (quasi sempre) interessante e non un palese riempitivo che non influisce minimamente sulla trama trasversale.
Ammetto che però al pasticcere ne avevo già le scatole piene e sono andata avanti solo perché mancavano pochi volumi alla fine.
La trama però, per il genere, funziona; il problema tuttavia è proprio il genere!
È uno shojo fin nel midollo. Anche se il protagonista è un uomo, la storia si evolve come al solito.
Takeo non è propriamente una damigella in pericolo, però è goffo, innocente e impacciato per cui è l’amico, il classico bellone da shojo, che lo salva e lo aiuta.
Takeo spaventa a morte gli sconosciuti, ma poi appena i comprimari lo conoscono, immediatamente si innamorano di lui o lo adorano.
Capisco che il sotto-testo sia “non fermarti alle apparenze, fa paura, ma è in assoluto il ragazzo più buono e dolce dell’universo”, ma resta il fatto che dopo poche pagine diventa l’idolo di tutte le new-entry.
Takeo non ha un harem nel senso convenzionale del termine.
L’unica rivale femminile viene subito rimbalzata perché l’amore di Takeo per Yamato è troppo forte (tralasciamo l’assurdità della cosa visto che è la sua prima ragazza, ma è uno shojo per cui… il fidanzatino del liceo è 4ever).
Sul fronte maschile, tutti adorano alla follia Takeo e vivono per lodarlo. Per estensione è come se avesse un harem che vive solo per coccolare il suo ego.
Takeo è una “Mary Sue”: è perfetto sotto ogni punto di vista.
Takeo è gentilissimo, buono e adorato da tutti. Takeo è bravissimo in ogni sport ed è capace di fare cose impossibili per un comune essere umano.
Come una perfetta Mary Sue, Takeo non affronta mai una vera sfida in tutta l’opera.
Ogni conflitto viene risolto come un no nulla perché l’amore vince sempre, ed è palesemente così dal principio che gli eventuali rivali non hanno nessuna chance.
Takeo manco deve mai veramente combattere per tenersi Yamato.
Il massimo scivolone (morale) di Takeo è voler toccare, in maniera non ben contestualizzata, la fidanzata e per questo si vergogna da morire… ma quando il conflitto viene risolto non sembrano combinare un bip.
Resto perplessa che per realizzare questo manga, decisamente non coplesso sia come storia che disegni, ci siano volute due persone e che entrambe siano mangaka.
Non nego che abbia avuto successo, ha pure vinto dei premi, è stato trasposto in anime e live action… è probabilmente lo shojo più mainstream nella mia libreria (di certo di quella della nuova casa) ma, appunto, è uno shojo XD
Se dovessi ignorare questo fatto, diciamo, direi che è un’ottima serie che poteva concludersi tranquillamente in meno di 10 volumi e con un terzo delle storyline.
Tutto sommato è “caruccio” e la consiglio.
Ma resta uno shojo che ha dalla sua principalmente il protagonista atipico e poi il resto è la solita tiritera.
Certamente è meglio leggere questo, rispetto a qualcosa di ancora più vuoto, ma… gli shojo non sono il mio genere~
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