Un commento sull’edizione italiana di Marginal

Criticare la J-Pop è sempre un azzardo, essendo considerati il miglior editore del mercato italiano, ecc…

Se poi di mezzo c’è Moto Hagio, un altro “mostro sacro”, il risultato è che mi passa la voglia di dire la mia all’istante.

Miracolosamente, visto che non vado a recensire l’opera in sé (ma più che altro l’edizione), questa recensione è spoiler free.



Come è nata questa “recensione”

Questo articolo è stato fermo per mesi con solo una frase al suo interno, che più o meno recitava: “copiare il doc se esiste ancora“.

Vi posso assicurare che quel documento word è vivo per miracolo!

Sono riuscita a recuperarlo solo perché era ancora tra i recenti, sennò sarebbe andato perso nei recessi di qualche hard-disk.


Il famigerato “doc” è più che altro una raccolta di impressioni e commenti realizzata quest’estate.

Dopo mille tribolazioni (dovute al trasloco, la pandemia, volumi missing in action, ecc…) ho finalmente iniziato a leggere Marginal.

Tutto contenta, ho iniziato a leggere il primo volume e… sono dovuta fermare subito.

La situazione era ridicola, quasi non riuscivo a leggere una pagina senza dover riprendere in mano il cellulare!

Così alla fine decisi di appuntarmi tutto, e poi fare un’unica chiacchierata in chat sull’argomento (o i volumi avrei finito di leggerli nel 2021).

Perché ho appunti solo sul primo volume? Perché a quel punto il doc era già lungo 3 pagine (foto escluse).

Mi sono messa l’anima in pace: gli altri volumi li ho letti cercando di attivare il cervello il meno possibile.


Non mi considero di certo la massima esperta sull’argomento.

Non ho di certo l’N1 (uno dei motivi per cui l’articolo è rimasto fermo per mesi è perché dovevo convincere qualcuno che sa il giapponese meglio di me), ma la situazione parla da sé.

Anche senza recuperare i volumi originali giapponesi (e vi posso assicurare che non è cosa facile)…

Anche senza andare troppo in profondità…


Acidità e informazioni utili

Questa sezione l’ho messa per dare un valore informativo all’articolo.

Così, anche se considerate tutte cazzate le mie critiche all’edizione J-Pop, almeno trovate del valore aggiunto in quanto segue (?).


L’autrice

Moto Hagio è una rinomata mangaka e un tesoro nazionale, oltre a essere una delle persone che ha rivoluzionato il genere shojo.

Qualcuno storcerà il naso, ma Marginal non è classificabile come shonen-ai (e Vassalord non è yaoi).

Per dirla in parole semplici l’etichetta “shonen-ai” non esisteva, o comunque non era utilizzata, nel 1980.


Il genere

I manga vengono classificati sulla base della rivista in cui vengono serializzati.

Avarus era una rivista di shojo “ambigui”, ergo Vassalord non è “yaoi” (come non lo è Toxic e come, sicuramente, non lo è Countdown 7 Days – tutte opere uscite sulle pagine di Avarus).

Marginal venne serializzato su su Petit Flower che, come si intuisce dal nome, era una rivista shojo.

Il fatto che ora gli yaoi vadano di moda, non significa che quasi 40 anni fa esistessero (nel senso di nomenclatura accettata).


Le edizioni

Marginal ha anche la particolarità di avere più edizioni in patria.

Ha avuto successo ed è stato ristampato (non mi risulta che abbiano apportato modifiche a differenza, per esempio, di AnK).

Non parlerò dell’edizione Aizōban, perché non sono mai riuscita a vederla dal vivo.

Inoltre, a noi non importa granché visto che la J-Pop ha ripetuto più volte che l’edizione italiana è basata sulla bunko.

Il tankōbon non è un formato esclusivo dei manga (e non tutti i manga escono in tankōbon).

Si tratta di un formato un po’ più piccolo rispetto a quanto siamo abituati noi.

La seconda edizione è composta da 3 volumi bunkobon.

Per dirlo in parole povere: i bunko sono l’equivalente dei nostri tascabili/edizioni economiche.

Il “bon (本)” alla fine significa letteralmente “libro”.


Concludo con una perla di acidità~

La trametta presente nella scheda di Marginal su animeclick è una pigra traduzione della trama su BakaUp, che spoilera uno dei principali twist di Marginal.


La “recensione”

Tutto quello che dirò in questo articolo non cambierà il fatto che sono grata alla J-Pop per aver portato in Italia uno dei classici dello shojo di fine secolo.

Consideratelo un “grazie, ma… alcune cose non mi sono andate giù” (?)


L’edizione italiana è ok, la definisco così perché non è di certo il “non plus ultra”.

Dal mio punto di vista è come vedersi vendere l’edizione “Ultimate” o “GOTY” di un videogame e un mese dopo ci sono DLC da acquistare extra (ogni riferimento non è puramente casuale).

Il prezzo, tutto sommato, è dignitoso.

Per lo standard italiano è un volume “fottutamente costoso”.

Il prezzo è tollerabile considerando che si tratta di 12€ per un volume manga che in pratica è alto quanto un romanzo.

Inutile negarlo, Marginal è un discreto mattone, ha la sovraccoperta e la qualità di stampa non è male.


Qual’è il problema?

1) Salutate i retini

La cosa che davvero mi ha fatto storcere il naso, appena ho aperto il primo volume, è stata la qualità della scannerizzazione delle pagine.

Lo so, sembra una contraddizione perché ho appena detto che la qualità di stampa è buona.

Parliamo di una serie del secolo scorso, per cui non so se le pagine utilizzate per l’edizione italiane siano state fornite già digitalizzate dai giapponesi o se un litografo italiano ha dovuto scannerizzare degli A4… però il risultato finale è ‘na medda.

Metà dei retini sono andati a farsi friggere, molti bordi di balloon sono semi-scomparsi e i disegni sembrano usciti da una gif bicolor col contrasto sparato alle stelle.


L’edizione italiana ha delle pagine che hanno meno dettagli di una scansione fatta 10 anni fa da dei fan che scannerizzavano, la vetusta edizione tanko, con uno scanner a uso privato.

Che sia arrivata così dal Giappone, o meno, qualcuno in J-Pop doveva alzare una mano e dire qualcosa.

La scomparsa di metà dei retini crea anche delle situazioni paradossali come le famigerate mani “colorate” di Cynto che nell’edizione italiana sono praticamente bianche.

Prima che qualcuno dica qualcosa: lo so, l’edizione bunko era in bianco e nero già in Giappone.

Infatti ho chiuso un occhio riguardo a come sono ridotte le pagine iniziali e quelle che, ai tempi dei tanko, erano in tricomia.

Però capitemi, è l’edizione di lusso di Marginal e abbiamo perso informazioni aggiuntive rispetto a una edizione di partenza che già era meno “completa” dell’originale.

Senza contare che poi l’edizione J-Pop non è nemmeno una fedele riproduzione dei bunko.


2) Cover fantasiose

Le cover italiane sono diverse da quelle giapponesi.

E creano pure un inutile confusione perché la costola del volume 1 è la copertina del volume 2.

Inoltre le pagine a colori a inizio volume sono una mezza invenzione della J-Pop, e per risparmiare non le hanno stampate su carta patinata 🤣.

Non c’è molto altro da dire, sono una via di mezzo tra un mix delle varie versioni e l’inventarsele di sana pianta.


3) Traduzione astrusa

“Sacro precinto” mi ha fatto scoppiare una vena.

Anche gli inglesismi mi hanno infastidito, ma quelli sono un classico dei manga/anime anni 80 per cui li tollero.

Inoltre, in Marginal i termini inglesi hanno una giustificazione diegetica, non sono lì solo perché “l’inglese fa figo” (ho aperto questa parentesi solo per dire “non lamentatevi, c’è un motivo”).

Ma nell’istante in cui ho visto “precinto“, anche se ancora non ero riuscita a trovare il volume giapponese in qualsivoglia edizione, ho capito di che kanji stavamo parlando.

聖域” che bovinamente in inglese si traduce come “sacred precint“, ma nessuno sano di mente lo tradurrebbe così.

Non il gruppo scan inglese, che l’ha tradotto “sanctuary“.

E nemmeno Google Translate, che lo traduce “sacred place“.

Qualcuno vuole spiegarmi perché devo leggere “sacro precinto” in un volume italiano?

Perché “precinto” fa più figo di “recinto”? 🤦‍♀️


Ho trovato le note per Nenja e Iroko leggermente fuorvianti.

Iroko “色子” è effettivamente un giovane attore di kabuki che si prostituisce (e il kanji “色”, nonostante lett. sia “colore”, è legato a parole pornazzose perché spesso ha il senso di “sensuale”).

Nenja “念者” è effettivamente il termine per l’uomo adulto in una relazione omosessuale, stile “Grecia antica versione giapponese”.

Potrei andare avanti parlando del fatto che esistono svariati termini specifici per identificare questo genere di “ruoli storici” (若衆, 陰間, …), ma il punto è che le note italiane mi hanno fatto alzare un sopracciglio.

Sono corrette, non lo nego, però Marginal non è uno yaoi, non si deve sempre andar sempre a battere lì.


Ci sono altre cose della traduzione che mi hanno lasciata perplessa.

Non scenderò troppo nel dettaglio (anche perché questo articolo è già abbastanza lungo).

Inizialmente il vecchio degli amuleti parla di “demoni”, ma nei volumi successivamente viene usato il termine “jinn.

Ammetto di non aver confrontato ogni singola pagina italiana con la controparte giapponese, o sarei impazzita, ma la questione mi “puzza“.

Il parallelismo tra Emerald ed Edmos risulta un po’ confuso.

A causa della mancanza delle pagine a colori, e qualche frase un po’ criptica (o proprio sbagliata).

Edmos ha i capelli rosso fuoco, non la faccia…

Michal è rimasto senza parole/spaventato, non è di certo svenuto visto che sta in piedi (a occhi aperti!).

Ehm, no… sta chiedendo se “si tratta di usignoli?”.

Perché mai Michal dove avrebbe sentito il soprannome di Emerald?


Lungi da me dire che io sia meglio di un traduttore professionista.

Voglio solo mettere in luce il fatto che talvolta la lettura è messa in difficoltà a causa dell’inglese random, la ricercatezza random di alcuni termini italiani e qualche frase non ben adattata (?).

Poi, come ho detto all’inizio, grazie per averlo portato in Italia.

Però se mi fai pagare 12€ una cosa vendendomela come “il meglio del meglio”, se non è perfettamente perfetta è mio diritto commentare 😘.